lunedì 16 marzo 2015

NIKE AIR MAX DAY 2015: AIR MAX ICONS

Continua la celebrazione dell’Air Max. Dopo il post sull’”Evolution Of Visible Air” (per saperne di più clicca qui), eccovi oggi “Air Max Icons”, la seconda delle quattro storie dedicate a questo modello, che analizza scarpa per scarpa l’evoluzione delle Air Max.


AIR MAX 1: Nel 1987, Nike ha presentato l’Air Max 1, il primo modello a mettere l‘innovazione completamente in mostra. Tinker Hatfiled è il lead designer che ha dato vita a questa scarpa provocatoria e rivoluzionaria. Tinker ha preso spunto dal Centre Pompidou di Pairigi, che è un edificio a struttura invertita, la cui “pelle di vetro è posizionata al di sotto. Dopo la sua comparsa nulla è stato più come prima.
AIR MAX 90: Creata nel 1990, presentava un’Air Sole con maggior volume rispetto ai suoi predecessori. Tinker Hatfiled l’ha concepita partendo dall’intuizione che la silhouette avrebbe colpito il suolo in corsa. La sneaker includeva anche pannelli di plastica scanalati e diverse opzioni di allacciatura. La tonalità rosso brillante (in seguito divenuta nota come “infrared”) metteva in evidenza l’air.
AIR MAX 180: Nata dalle menti di Hatfield e Kilgore. L’unità Max Air diventava visibile sia nella suola esterna che nell’intersuola, mettendo in evidenza l’ammortizzazione a 180 gradi della scarpa. Oltre alla sua estetica, l’unità Max Air era più larga del 50% rispetto ai modelli precedenti. Le scanalature V-flex sull’avampiede rappresentavano un’altra sperimentazione verso il movimento naturale.
AIR MAX 93: Si tratta dell’ultima creazione di Tinker Hatfiled e la forza motrice della scarpa era rappresentata dalla visibilità. La sneaker era costruita sulle scanalature dell’Air Max 90 ed usava un rivestimento interno in neoprene dynamic fit, per dare al piede ed alla caviglia un sostegno maggiore. L’air era visibile a 270 gradi e l’unità Air Sole era realizzata a soffiaggio.
AIR MAX 95: Era una voce fuori dal coro: è il primo modello con la tecnologia visible Air nell’avampiede, che offriva al runner due air unit per un comfort ed un supporto superiori. Inoltre si tratta della prima Air Max a presentare l’intersuola nera, distaccandosi dalle tradizionali scarpe da running. La silhouette si ispirava al corpo umano, infatti l’intersuola ricreava la spina dorsale, fungendo da colonna vertebrale del design. Gli occhielli in nylon rappresentavano le costole, mentre i pannelli a strati ed il mesh, simboleggiavano le fibre muscolari e la carne. La tomaia iniziava con una base più scura, in modo tale da rimanere pulita anche quando si correva fuoristrada.
AIR MAX 97: Presentava la prima unità Max Air a tutta lunghezza. La tomaia in argento, prendeva ispirazione dai treni ad alta velocità di Tokyo, mentre i profili catarifrangenti conferivano alla sneaker una perfetta illuminazione.
AIR MAX 2003: La tomaia è ridotta al minimo per un approccio massimizzato all’ammortizzazione. L’unità Air-Sole è quella dell’Air Max 97, con degli sviluppo nello stampaggio e nella costruzione. Per la tomaia è stato usato un materiale da performance di Teijin simile a quello impiegato in scarpe chiodate d’élite e nelle scarpe da calcio, che conferisce un look leggero ed aggressivo al modello.
AIR MAX 360: A quasi 20 anni dal debutto dell’Air Max originale, presentava una nuova unità Max Air, che offriva un miglioramento nella stabilità. Gli strati di schiuma che separavano il piede dall’aria sono stati eliminati e per la prima volta, è stata usata la costruzione a stampaggio termico per raggiungere i 360 gradi di ammortizzazione. Infine c’è un tributo alla colorazione originale di Air Max, mentre l’effetto graduato tagliato a laser sulla tomaia ha ripreso il look dell’Air Max 95.
AIR MAX 2015: Riflette un processo di re-invenzione quanto di rivoluzione. E’ un modello da corsa con una tomaia al passo col movimento dinamico dell’ammortizzazione flessibile e confortevole di Air Max. E’ la prima scarpa con una tomaia di maglia traspirante, leggera e tecnica, quasi priva di cuciture in tandem con la tecnologia Flywire. Anche lo Swoosh rovesciato sovverte la familiarità e sottoscrive una nuova generazione di espressività.
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